Street food a Catania, perché la Sicilia è talmente ricca di Street food, talmente generosa di particolari specialità, che variano da zona a zona che non posso generalizzare, e con tutta onestà, con la mia passione per lo Street Food, anche quello estremo, quello di Catania, è davvero fra i miei preferiti.
Da dove comincio? Cassatine da passeggio, goduriosi cannoli e granite polpose con la panna le vedrete ovunque girete lo sguardo.
Io voglio parlare del simbolo della Sicilia, che nonostante sia Simbolo di tutta la regione, al maschile arancinO è proprio tipico della costa Catanese.
Arancini, Street Food a Catania per eccellenza
Quindi? Arancino o Arancina? Il singolar tenzone è stato oggetto di dibattito su twitter anche mentre ero in viaggio per #Eoilie4Seasons. Il duello a suon di tweet ha dato i suoi frutti!
Il genere maschile o femminile dipende dalla zona in cui ci si trova. La costa orientale e in particolar modo Catania lo preferisce al maschile perché Arancinu, è diminutivo di Aranciu. Nella zona di Palermo si preferisce declinarlo al femminile Arancina, anche se qualcuno ha cercato di depistarmi.
@vallodinoto @VisitSicilyOP Ma no, ma pensa, ne ho imparata una, proprio prima di partire per #eolie4seasons. Da domani arancinE per tutti
— Monica Liverani (@ideedituttounpo) 10 Settembre 2014
Dopo infinite discussioni con personaggi catanesi e non, siamo arrivati alla stessa conclusione cui anche le guide ci hanno riportato: masculo o fimmina dipende dalla zona in cui è cucinato. Ma la questione non si esaurisce così, perché secondo il genere, anche la forma cambia: gli arancini masculi sono a forma di pera, le arancine fimmine sono rotonde, proprio perché devono ricordare in forma e colore le arance.
Per quanto gli arancini sono quasi un simbolo di italianità nel mondo, in realtà si tratta di una tradizione alquanto giovane. Si è ipotizzato che in Sicilia abbiano cominciato a cucinarli nell’alto medioevo sotto dominazione araba, perché gli arabi hanno introdotto il riso ed erano soliti consumarlo insieme a pezzetti di carne.
La panatura invece potrebbe risalire al 13° secolo ed essere stata inventata per permettere una maggiore conservabilità e trasportabilità dei prodotti durante le battute di caccia. Pare che sia solo il 19° secolo il periodo in cui l’arancino assume una propria identità e comincia ad assumere le forme di quelli che saranno gli arancini di oggi.
Ma in sostanza cosa sono gli arancini? Sono delle polpette di riso, condite in vario modo, anzi più che condite sono ripiene, di burro, di prosciutto e besciamella, di melanzane, di ragù e piselli, che è la versione più classica.
Buffo è che abbiano assunto la loro identità all’inizio del 19° secolo ma che allora fossero serviti dolci.
Sono serviti bollenti, panatura croccante, avvolti in carta e con ripieno ustionante e fondente.
Essendo tipico Street food a Catania li trovate ovunque: dalle baracchine per la strada, alle pasticcerie, e anche, a volte, nei furgoni che vendono la verdura, portate direttamente da casa del venditore. Io a Catania li ho mangiati al bar pasticceria Etoile d’Or fuori dalla porta Uzeda, proprio sulla strada dove il mattino si svolge il mercato del pesce. Enormi.
Li ho mangiati anche a Taormina, che non è proprio Catania, ma il locale mi è piaciuto particolarmente perché gli arancini erano i più buoni che avessi mangiato fino a quel momento. La rosticceria si chiama Strit Fud e con un nome così non potevo non segnalarla.
Crispelle
Il mercato del Pesce. Luogo discusso e amato. Io lo adoro, ma in ben tre volte in cui mi ci sono trovata in mezzo, non ho avuto la possibilità di godermelo. Si sa che i mercati delle grandi città non sono generalmente posti frequentabili con eccessiva disinvoltura. Questo mercato del pesce è la quinta essenza dello Street food di Catania. Il mattino i banchetti vendono il pesce appena pescato.
Il mercato non ha un termine preciso, ma verso le 17.00 quando ormai di pesce non si vende più allora le bancarelle, si trasformano e fanno a gara per accaparrarsi gli avventori che passano di fronte. Le griglie fioriscono come i funghi dopo una giornata di pioggia, le friggitrici appaiono come per magia, e c’è anche chi improvvisa tavole apparecchiate chiamandoci e invitandoci a sedere per gustare le loro specialità. Adoro i mercati!
In questo bailamme di voci, turbinii di colori, colonne di fumo bianche e grasse di carni alla griglia, ci urla un uomo da lontano, solleva una sediolina e ce la fa vedere, “accomodatevi, accomodatevi” su un tavolino basso accanto ad una griglia in piena lavorazione con le braci ardenti pronte ad accogliere la carne, ci mostra e ci illustra tutta la sua produzione. Non ho potuto assaggiare il panino con il pollo, ma neanche quello con le polpette di cavallo… sono dovuta andare via, ma davanti ad altri banchetti, colmi di piramidi arancioni rotonde o di forma allungata non ho saputo resistere. Friggitrici a pieno ritmo, ma non sono arancini: sono Crispelle: palle di pasta liveitata ripiene di ricotta o di alici e poi fritte due volte. Si si fritte due volte. Sono come una mazza di acciaio sul fegato, ma sono buonissime.
Le crispelle sono una tradizione di Catania, l’impasto è fatto con farina di semola di grano duro e lievito, la particolarità di questa specialità dello Street food di Catania sta nella bravura del “crispellatore” che è capace di formare crispelle allungate, quelle con le acciughe e crispelle rotonde quella con la ricotta, con un impasto talmente molle da essere quasi impossibile da maneggiare. Nei banchetti si fa a gara per spiegare ai turisti di cosa si tratta e per farle assaggiare. Ah! Il nome crispelle ha un suo perché: quando la formatura è stata fatta, le crispelle sono tuffate in un largo padellone di circa un metro di diametro con circa 50 cm di olio. Al contatto con l’olio la pasta forma delle increspature… ecco insomma forma le crispelle.
Seltz al mandarino
Forse il prodotto Street food è la naturale derivazione della street-tradizione di Catania di ritrovarsi nei chioschi, utilizzati da sempre non come punto di ristoro mordi e fuggi, ma come vero e proprio punto di aggregazione. La tradizione dei chioschi e quindi del Seltz è probabilmente dovuta all’antica usanza di vendere bevande fresche e succhi, mestiere che era svolto da venditori ambulanti che vendevano “acqua e zammù” fresca, acqua e anice, ai catanesi assetati nelle torride giornate. L’evoluzione dell’attività l’ha trasformata da ambulante a stanziale, svolta dentro negozietti esagonali in mezzo alle strade. Da qui nasce anche la tradizione del seltz e degli sciroppi di frutta. Mandarino, tamarindo, limone, orzata, sono alcuni dei gusti che i gestori usano per preparare il seltz, la bevanda dolce, frizzante, fresca e dissetante che si trova in tutti i chioschetti di Catania. Spesso gli sciroppi sono preparati direttamente dai gestori del chiosco. Quello più caratteristico è il seltz al mandarino e potevo rinunciare a tanta tipicità?
Al chioschetto del mercato del pesce di Catania, ordino il mio seltz e il ragazzino che sta al banco si sporge dalla porta laterale e urla in Catanese qualche cosa d’incomprensibile. Dopo un imbarazzante silenzio di circa cinque minuti di orologio, in cui tu lo guardi cercando di afferrare un suo gesto che ti faccia comprendere che lui ha capito, e incontri solo il suo sguardo sfuggevole, dalla porta laterale fa il suo ingresso trionfale una tanica di plastica con contenuto arancione.
Dalla tanica direttamente nel bicchiere, sciroppo di mandarino e limone aggiunta di soda e il seltz è pronto! Servito così “rusticamente” dalla tanica è ancora più buono. Costo della prelibatezza 1 euro a Catania (alle porte di Taormina costa il doppio). In fondo lo Street food di Catania è buono anche perché caratteristico.
Lo street food di #Catania che ho provato io!
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wow…che fame!!! prima o poi riusciro’ a tornare in terra Sicula, per vedere questa parte fantastica di Catania che mi manca!!!
Eggià! A me questa parte piace molto molto!
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