Ho fatto un giro del mondo in quattro giorni, sono stata frullata in un mix di culture e razze, ho toccato con mano il cuore e la passione della comunità di Bagnara di Romagna, un piccolo paese della Provincia di Ravenna, dove si svolge il Popoli Pop Cult Festival.
Esattamente un anno fa ho conosciuto questo evento, ho partecipato da pubblico, ho visto da fuori una bella festa che ha come fine la creazione di ponti fra generazioni, popoli e culture.
[box size=”large” style=”rounded” border=”full”]L’esperienza in veste da pubblico dell’anno scorso [ilink url=”https://www.ideedituttounpo.it/eventi/popoli-pop-cult-festival.php”] ➡ Popoli Pop Cult Festival[/ilink] [/box]
Ponti che per essere percepiti devono essere vissuti passeggiando per le strade, assaggiando i sapori, annusando i profumi che invadono il piccolo borgo racchiuso dentro alle mura della Rocca.
[box size=”large” style=”rounded” border=”full”]Il sito di Popoli Pop Cult Festival[ilink url=” http://www.popolipopcultfestival.com/”] Popolipopcultfestival.it[/ilink][/box]
Quest’anno ho cambiato prospettiva, ho partecipato all’organizzazione dell’evento, ho visto la festa dalla parte di chi organizza, dalla parte di chi lavora perché questo evento possa crescere, vivere e lasciare un segno.
Ho scritto nomi impronunciabili.
Ho stretto mani, toccato braccia, ricevuto abbracci
Ho visto gocce di sudore scendere allo stesso modo su ogni colore di pelle e ho visto occhi. Occhi brillanti.
Ho visto persone.
Pietre, mattoni, ciottolati, strade intrise dell’anima di Popoli.
Ho fatto un giro del mondo, un viaggio sensoriale, un’esperienza multiculturale senza percorrere migliaia di chilometri come sono abituata a fare io.
Ho toccato con le mie mani il cuore, l’anima, la passione.
Ho respirato forte, più che potevo, l’aria contaminata di mondo che galleggiava sospesa fra i profumi e i vapori della cucina mondiale.
Ho ascoltato suoni sconosciuti, parole incomprensibili eppure così chiare, voci di timbri diversi.
Ho ricevuto sorrisi.
Ho ricevuto regali senza fiocchetto che non si scartano, regali che non si appoggiano sulla mensola del salotto. Regali che rimangono sulla pelle come una cicatrice: fiducia, stima, apprezzamenti.
I quattro giorni di festa sono bellissimi: gastronomia eccellente da ogni parte del mondo, spettacoli incredibili, ospiti eccezionali, ma la vera anima di Popoli, il pubblico non la può percepire in una sera. L’essenza è impregnata nei muri delle case, sta sospesa tutto l’anno per esplodere come un fuoco di artificio durante il festival.
Lo spirito di Popoli è un garage di Bagnara pieno di cibi, oggetti, bagagli spagnoli, arrivati con un container direttamente da Valencia.
È in una tavolata di spagnoli, romagnoli, argentini che mangiano squacquerone e bevono limoncello insieme
È uno scambio di battute e un appuntamento per un pranzo a Valencia il 26 di agosto.
È un romagnolo che ospita un francese.
È un bolognese, marito di una vietnamita che chiede in prestito l’insalata ad un argentino.
È un senegalese che chiede di trovare un altro posto per la bancarella di un africano di etnia differente perché sa che si trova in difficoltà.
È un pranzo domenicale dove i peruviani servono riso a fianco degli spagnoli e dove i tedeschi cuociono salsicce sotto la bandiera del Camerun.
È un coro intonato dai francesi, in italiano, per ringraziare Bagnara di Romagna
È una cornamusa scozzese suonata da un olandese per festeggiare i brasiliani
È uno scaldavivande condiviso a metà fra Filippine e Vietnamiti.
È un albanese che accende la sua piastra per scaldare le piadine romagnole.
È una brasiliana che offre bicchieri di cocco (con un nome che faccio fatica a pronunciare, figuriamoci a scriverlo).
È una cinese che vive in California, venuta per suonare, ma che vorrebbe cucinare.
È un mastro birraio che ogni volta che passi ti allunga un bicchiere per rinfrescarti.
È un cuoco brasiliano che assaggia il piatto dei suoi vicini di stand francesi.
Ancora di più: Popoli Pop Cult Festival è la bellezza dei piccoli paesi, quelli da cui negli ultimi anni sarei voluta scappare via, quelli che non mi piacevano più perché non offrono le possibilità delle grandi città.
È un paese piccolo che coinvolge i propri ragazzi, è un sindaco/professore alla mano, amato dai propri studenti che lo seguono anche fuori dalla scuola per aiutare durante la preparazione di Popoli, è un [ilink url=”http://www.givesbagnara.com/”]gruppo di intervento volontario[/ilink] affiliato alla Protezione Civile che coinvolge una marea di ragazzi minorenni, tutti in servizio fra i parcheggi e il centro, tutti addestrati al primo soccorso.
È una Pro Loco che organizza eventi come non ci fosse un domani.
È Marco che mi ha supportato su qualsiasi problema tecnico ed è Michele che me lo sarei portato a casa come figlio da quanto è speciale, ed è anche Cristiano che è stato il primo che mi ha coinvolto in questa avventura e che ha sempre creduto in me e nelle mie capacità.
È Bagnara di Romagna.
È Popoli Pop Cult Festival.
Quando il prossimo anno andrai a vedere il festival, non mettere attenzione solo agli stand gastronomici, osserva attentamente: potresti sentire i cuori di Popoli Pop Cult Festival e di Bagnara che battono simultaneamente.
Sabato sera mentre cercavo di farmi spazio per passare fra una folla da delirio, ho captato un commento: “Questa sera Bagnara sembra New York”. Mi sono fermata in mezzo alla folla che quasi mi trascinava e una lacrima è scesa: mi sono commossa.
Sì, perché Bagnara è multiculturale come New York, con un’unica “piccola e insignificante” differenza: New York non ha il cuore di Bagnara di Romagna.
Ps. Ci sono decine di altre persone che non ho nominato (sarebbe un’impresa impossibile) ma che mi hanno dimostrato la vera essenza di Popoli, a partire da chi mi ha fatto compagnia in ufficio, chi mi ha fermato per strada facendomi sentire “una di Bagnara”, chi mi ha fatto regali, chi mi ha fatto ridere, chi mi ha offerto una doccia, qualcosa da bere, o solo anche solo un sorriso. Grazie.
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