Se noi viaggiamo in Maggiolina, è perché abbiamo visto loro. Di sicuro i nostri viaggi non sono avventurosi come quelli che fanno in Africa, di sicuro non disponiamo dei lunghi periodi di ferie, di sicuro non abbiamo i mezzi adatti (auto e moto), ma il nostro primo viaggio in Maggiolina lo abbiamo fatto con la stessa Maggiolina che ha portato loro in Libia per la prima volta.
Questi sono Serena, Massimo e Anita.
La loro bimba ha affondato i piedi nudi nel Sahara all’età di due anni con ancora il pannolone. Scendendo dalla scaletta della nuova Maggiolina che hanno ora e che siamo andati a ritirare insieme.
Da quel viaggio abbiamo assaggiato quello che è il loro spirito di viaggiatori (noi, però, non siamo mai rimasti senza gasolio).
Serena da oggi racconterà i suoi viaggi in Maggiolina nel Continente Nero. E prima o poi riuscirò anche a farla presentare…
Monica
Sono passati un po’ di anni dal primo incontro col Deserto.
E’ stato in Libia, dove poi siamo tornati più volte nel corso degli anni. E dopo quel primo incontro non abbiamo più potuto fare a meno di tornare ogni anno in Africa.
Sahara: questo immenso deserto da molti considerato il nulla, per noi un posto dove trovare tutto ciò che cerchiamo.
Deserto del Sahara
Il deserto è: sabbia e rocce, laghi e paesaggi lunari, oasi e tuareg, pitture e graffiti rupestri, piste e polvere, carovane e silenzio, dune dune e ancora dune.
Il deserto può essere un ‘infinità di cose, va vissuto e rispettato.
I Tuareg lo amano e allo stesso tempo lo temono.
Anche noi non possiamo affrontarlo senza un’adeguata preparazione: lontano centinaia di chilometri dalla civiltà e da tutto non possiamo rimanere senza acqua o senza gasolio (come più di una volta ci è successo).
Dopo aver deciso di partire, ed è qui che comincia il viaggio, studiamo l’itinerario, prepariamo tutta la documentazione occorrente, prenotiamo il traghetto Genova-Tunisi, prepariamo i mezzi, le moto e le auto caricate di tutto: serbatoio per l’acqua, cassettoni per i viveri, taniche per gasolio e benzina, Maggiolina per dormire, GPS, compressore, piastre da sabbia.
Dovremo essere autosufficienti per parecchi giorni.
Dopo 24 ore di navigazione siamo in Africa. Da qui proseguiamo in direzione sud fino ad arrivare dove la strada finisce.
Lasciare l’asfalto significa allontanarsi dalla civiltà, non avere tutte le comodità a cui siamo abituati, significa doversi adattare: all’escursione termica, a dormire in tenda, a fare pranzo con cose conservate in scatola, a non farsi la doccia, a razionare l’acqua.
Ci svegliamo all’alba quando ancora si sente il freddo della notte, il sole si alza e possiamo sentire il suo calore sulla pelle e dentro le ossa: togliersi le scarpe, affondare i piedi nella sabbia calda è una sensazione meravigliosa.
Durante il giorno viaggiamo dentro paesaggi così immensi, selvaggi e incontaminati dove quando spegni il motore puoi sentire davvero solo il suono del silenzio.
Saliamo e scendiamo dalle dune per cercare i passaggi perché la pista non esiste e il senso di libertà e assoluto, percorriamo lunghe piste, ci arrampichiamo sulle rocce o scaliamo le dune più alte per vedere panorami che ci rimarranno impressi nella mente.
Prima del calare del sole scegliamo un posto dove fermarci per il bivacco. Accendiamo il fuoco per cucinare e attorno al quale siederemo dopo aver consumato un pasto caldo. La guida preparerà il thè e faremo segni e disegni sulla sabbia per comunicare, sotto un cielo come si vede solo nei film.
I bivacchi nel deserto sono per noi “hotel”a 1000 stelle, anche se privi di ogni confort: i più belli del mondo.
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