Dove vai? Faccio un viaggio in Iran. Ma non è pericoloso? Questa è la domanda più comune, ma anche quasi l’unica che mi è stata fatta quando ho detto che sarei andata in Iran. Se ci metti che il viaggio in Iran era con mia figlia e un piccolo gruppo di amici ho sorpreso la maggior parte delle persone che erano al corrente della mia destinazione. Sono andata e sono tornata, l’Iran mi è piaciuto molto, soprattutto i persiani, che mi ha insegnato molto. Ma alla fine dei conti, è pericoloso? Io sono qui sana e salva
Viaggio in Iran: è pericoloso?
Io sinceramente non lo so. Non so se l’Iran possa essere considerato un Paese pericoloso. In base a quali parametri si può definire pericoloso un Paese?
Io sono stata a Teheran, la capitale dell’Iran, e sono stata al Sud in un’isola, una realtà ancora molto tradizionale, o tradizionalista, ma in entrambi i casi non ho avuto timori o preoccupazioni. Cosa poteva succedere a me e a mia figlia in giro per un Paese dove le donne sono obbligate per legge a portare l’ijhab e dove la forma di governo è quella di Repubblica Islamica?
Vediamo, partiamo dalle cose che mettevano ansia a me prima di partire.
Iran: Repubblica Islamica
L’Iran è una Repubblica Islamica: sai cosa significa? Significa che è una forma di governo in cui il potere legislativo è soggetto alle leggi religione e nel caso dell’Iran significa che il potere è sottoposto al controllo dal maggior potere religioso.
Ecco, credo che questa sia una delle cause che provocano timori nei confronti dell’Iran. Noi “occidentali” non conosciamo bene le leggi islamiche, almeno io non le conosco e questo mi fa sentire intimorita. Nel mio caso specifico non conoscere le leggi, mi fa temere che potrei non rispettarle senza volerlo e quindi ho paura di andare incontro a delle conseguenze, non so nemmeno io quali conseguenze.
Ora ti svelo una cosa: lo sai che le Maldive sono una Repubblica Islamica? Non ho mai sentito nessuno avere timori di andare alle Maldive, la maggior preoccupazione dell’essere una Repubblica Islamica per chi va alle Maldive è quella di non poter girare in costume.
Iran: Forma di Teocrazia odierna
C’è un altro modo per definire la forma di Governo dell’Iran: Teocrazia. Teocrazia significa che il potere è condiviso fra il capo del governo e il capo della religione, oppure significa che il potere è esercitato direttamente dal clero o dal capo della religione. Nel caso dell’Iran un consiglio religioso deve approvare le candidature presidenziali, il potere legislativo è comunque affidato al Parlamento che deve però attenersi alle leggi del Corano
Conosci altre forme di Teocrazia che mettono meno timore di quella dell’Iran? Ti svelo altre cose: la città del Vaticano è una forma di Governo teocratica. Ma anche il Monte Athos, in Grecia, è una Teocrazia come il Regno Unito e la Norvegia, sono forme teocratiche minori.
La religione Islamica: che paura!
Non puoi negarlo, ma la religione islamica fa paura. Fa paura perché non ne conosciamo i principi e le regole. Eppure cercando di imparare, senza giudicare, è facile capire che i precetti e le regole delle religioni sono tra loro molto simili. E allora il problema dove sta? Il problema sta nell’interpretazione dei fondamenti della religione e nel modo in cui vengono raccontati a chi ha voglia di accoglierli.
Il più grande alleato della paura è sempre l’ignoranza, il non conoscere. La prima volta che andai in Tunisia non mi posi il problema, ero in un villaggio turistico, non ero obbligata ad indossare il velo e nemmeno la guida che mi accompagnava nelle escursioni mi disse niente anche se scendevo dal pullman con il costume e i pantaloncini. Beata ignoranza proprio. La seconda volta che andai in Tunisia mi ritrovai in un autobus con una guida Tunisina e un turista, veneto, proprietario di una tipografia che diceva di aver avuto modo di stampare una versione del Corano e che quel lavoro lo aveva talmente incuriosito che il Corano lo aveva letto e studiato tutto.
Il mio compagno di viaggio fece delle domande che lasciavano intendere la conoscenza della materia, che misero in difficoltà la guida la quale rispose in modo evasivo e allusivo, lasciando intendere che non poteva dare altre risposte che quelle che stava dando
In quell’occasione il dubbio mi è venuto e l’ho risolto a modo mio andando a cercare risposte, leggendo e cercando di arrivare al nocciolo, o meglio a quello che per me era il nocciolo della questione religiosa, di qualunque tipo sia la religione.
Tutto questo per dimostrare che le religioni professano una stessa idea di base, che Dio è sempre lo stesso anche se chiamato in modi diversi e che la gente che professa una religione diversa dalla mia non per forza deve volermi male.
Questa è la mia personale opinione sulla questione religiosa e come tale va presa in considerazione. Ma questa visione della religione mi ha permesso di andare in Iran, di andare in un Paese mussulmano, non in una situazione protetta da villaggio turistico, ma in giro per la capitale, nei mercati, a Qeshm, che è un’isola al Sud con un tessuto sociale e religioso molto tradizionale.
Ma torniamo all’Iran
Ti sei mai chiesto di che cosa realmente ti fa paura dell’Iran?
Prima di partire ho comunicato ai miei genitori che sarei andata in Iran da sola con mia figlia; mio babbo si è arrabbiato! La sua arrabbiatura era sostenuta da una domanda “che bisogno c’è di andarsela a cercare?”. Me lo sono chiesto anche io, anzi mi sono chiesta “cosa mi vado a cercare?”. Ho ragionato tanto e pensato a tutte le brutte notizie di cronaca internazionale provenienti dall’Iran che potevo aver letto o ascoltato. Le uniche cose che mi son venute in mente sono state due: l’ayatollah Khomeyni, e la relativa rivoluzione islamica di cui non ricordavo nemmeno l’anno e in seconda battuta la più recente notizia delle sanzioni USA contro l’Iran.
Ho messo insieme tutti i pezzi e ho anche cercato di capire da mio babbo quali fossero i suoi timori sul fatto di andare in Iran e le giustificazioni che ho potuto desumere (a casa mia) sono state queste:
- subiamo una sorta di sudditanza psicologica nei confronti degli Stati Uniti, per questa ragione il fatto che siano state ripristinate le sanzioni (economiche) nei confronti dell’Iran ci fa sentire giustificati dal bollare il Paese come pericoloso.
- il fatto che siano un popolo culturalmente e religiosamente diverso ci mette timore
- il fatto che sia obbligatorio anche per le donne straniere indossare il velo ci porta a pensare che le restrizioni imposte dalla religione siano molto rigide, poco tolleranti e che sia troppo facile mettersi nei guai per il fatto di non conoscere le regole.
- la legge del “velo” è una costrizione per la donna, quindi una legge sessista, un obbligo che lede i diritti delle donne.
Ovviamente ho ragionato su queste ragioni prima di partire e non nego che sono partita con una certa inquietudine.
L’approccio con gli Iraniani
Appena sbarcata ho avuto modo di confrontarmi con gli Iraniani: per un disguido e un fraintendimento sull’orario di arrivo sono rimasta un po’ aeroporto aspettando che mi venissero a prendere. Con il “velo” in testa e lo zaino sulle spalle si capiva lontano un miglio che eravamo straniere io e Carlotta. Ci si sono avvicinati in tanti per chiedere se avessimo bisogno di aiuto, se avessimo bisogno di fare una telefonata o di cambiare i soldi o di essere accompagnate da qualche parte. Ho rifiutato con gentilezza e con altrettanta gentilezza mi è stato risposto “Welcome to Iran” e senza alcuna insistenza sono stata lasciata in pace.
Questa cosa del “Welcome to Iran” e della non insistenza mi subito messo a mio agio e mi ha permesso di mettermi sullo stesso piano cercando il dialogo e soprattutto cercando di capire.
Non so se ho capito davvero, so che mi sono trovata bene e che ho rafforzato ancora di più l’idea che spesso la religione è il mezzo e non la causa della parte peggiore dell’essere umano.
Gli Iraniani non sono Arabi, ma sono Persiani
Ti sfido a dirmi che conosci la differenza fra Arabi e Persiani. Io, onestamente, confesso che gli abitanti del Medio Oriente li classificavo tutti come Arabi. Invece sono due razze completamente differenti come origini: gli Arabi sono originari della penisola Arabica, mentre i Persiani discendono dagli Indoeuropei. Per quanto sia facile pensare che parlino tutti la stessa lingua in realtà gli arabi parlano arabo, ma i persiani parlano il farsi.
Il farsi
Il farsi è la lingua dei Persiani. Il Farsi è una lingua di origine indoeuropea molto vicina alla lingua italiana o alle lingue di origine latina piuttosto che a quella Araba. L’alfabeto però è un adattamento di quello arabo con l’aggiunta di caratteri “personalizzati”. Parole italiane o simil italiane non ne ho riconosciute mentre parlavano tra di loro, ma per dire “grazie” dicono “merci”, senza l’accento come i francesi. A dire il vero per noi occidentali risulta abbastanza ostico il Persiano sia parlato che scritto, anche se durante il nostro viaggio in Iran abbiamo imparato a decifrare i caratteri che rappresentano i numeri.
I persiani sono estremamente ospitali, gentili, educati
Dal primo approccio in aeroporto non c’è stata una sola volta in cui i persiani non siano stati gentili, educati, discreti. Nessuna insistenza ma tanta voglia di chiacchierare, voglia di mettersi in contatto con gli stranieri. Abbiamo mangiato varie volte a casa di Persiani ed è innegabile che l’ospite sia decisamente sacro.
Le donne In Iran: come sono considerate
La considerazione delle donne forse è il punto più spinoso e più preoccupante di un viaggio in Iran. Forse era anche la questione che più preoccupava il mio babbo visto che andavamo in Iran io e mia figlia.
La questione velo è circondata da un alone misterioso che lo fa immaginare come un simbolo di pericolosità. Intanto bisogna fare la dovuta differenza fra i vari tipi di velo, perché mentre ero in viaggio e anche dopo mi sono sentita rivolgere domande che mi hanno confermato la totale confusione su questo argomento. (Io comunque ero la prima a non sapere)
Per legge le donne devono indossare l’ijhab, non il chador, non il burka.
Ijhab, Chador, Burqa
Una piccola precisazione su questi tre tipi di “veli”, perché noi occidentali facciamo spesso confusione, probabilmente perché non ci siamo mai preoccupati di conoscere davvero le differenze
- l’ijhab è il velo che si mette in testa e che dovrebbe coprire capelli, collo e spalle, il viso rimane completamente scoperto e riconoscibile. Oggi la tendenza delle donne e in particolar modo delle ragazze giovani è di indossare il velo molto arretrato sulla testa, con il collo spesso scoperto, i ciuffi e le ciocche visibili.
- Il chador è sostanzialmente un mantello che copre dalla testa ai piedi. Noi abbiamo dovuto indossare il chador per entrare in un Santuario a Teheran. Vedrai donne che lo portano e donne che non lo portano ma non è obbligatorio
- Il burqa in sostanza è una maschera che lascia scoperto solo gli occhi e copre la donna dalla testa ai piedi. Il burqa come lo intendiamo nel nostro immaginario è un mantello nero con un’unica apertura stretta in corrispondenza degli occhi, un capo di abbigliamento tipico dell’Afghanistan. La parola burqa, però deriva proprio dal persiano e ha la stessa valenza e significato di ijhab anche se a Sud dell’Iran nell’isola di Qeshm le donne indossano un burqa che è costituito da una maschera in certi casi impressionante e in altri casi coloratissima e bellissima.
Indossare l’ijhab per le straniere
Per le straniere, per me, per mia figlia indossare l’ijhab a volte è stata una tortura. A Teheran l’abbiamo sopportato molto bene, era freddo ed era come indossare una sciarpa sulla testa per proteggersi. Al Sud è stato un po’ più difficile: era caldo e il velo faceva ancora più caldo. Un altro momento in cui non abbiamo apprezzato l’uso del velo è stato durante i pasti sia in case private, seduti per terra, che nei ristoranti, sedute al tavolo. Però è legge e le leggi si rispettano
Le donne e la metropolitana di Teheran
Viste le restrizioni di contatto tra uomini e donne sarebbe lecito pensare che le donne debbano avere una particolare attenzione in metropolitana. Sì, l’attenzione c’è ma non è imposizione: esistono carrozze per donne e carrozze miste. Le donne possono decidere di salire su entrambe le carrozze. La nostra guida ci ha raccontato che le donne preferiscono le carrozze esclusive per evitare che gli uomini si approfittino della situazione e allunghino le mani.
Il lavoro, la patente, l’abbigliamento, makeup
Le donne Iraniane lavorano. Lavorano tanto e lavorano in tante. Occupano anche posizioni di prestigio e di potere, ci sono donne anche al Governo. Possono prendere la patente, guidare l’auto, possono mostrarsi truccate e con la manicure in pubblico, tra l’altro le iraniane sono davvero bellissime e curatissime con makeup impeccabili.
Lo so sembrano concessioni di altri tempi, ma come ho detto prima di partire “non parto per giudicare, ma solo per conoscere e capire” e quello che sto cercando di dirti non è che quello che accade in Iran debba essere considerato giusto o ingiusto, ma semplicemente che non è necessario avere timori.
Le contraddizioni dell’Iran
Le regole e le leggi sono da seguire, è vero, ma l’Iran è decisamente contraddittorio sotto molti punti di vista, soprattutto per quello che riguarda le leggi “religiose” imposte come leggi dello Stato
- In Iran vige la censura social, solo che la censura colpisce solo Facebook e non Instagram. Non lo capisco. Non capisco perché Instagram e Facebook appartengono allo stesso soggetto e in entrambi i casi è un modo per entrare in contatto con il mondo esterno al Paese.
- La legge dell’ijhab vale per i luoghi pubblici e non per quelli privati. E fin qui ci può anche stare, la cosa incredibile è che Instagram è tollerato come fosse un luogo privato: le foto possono essere pubblicate senza velo e con abiti molto occidentali. Mi è capitato più di una volta di vedere ragazze togliersi il velo per farsi fare le foto da pubblicare su Instagram.
- Le discoteche praticamente non esistono, ma i festini privati sono molto diffusi. Nei festini privati è consentito molto di quanto non permesso in pubblico: le ragazze ai festini privati possono indossare gli abiti che vogliono e il velo può essere abbandonato.
- Il pudore è una questione “di legge” ma nei bazar puoi vedere lingerie e completi da arrossire.
- Teheran è la capitale mondiale della chirurgia estetica: in un Paese dove l’avvenenza delle donne è considerata come una pericolosa minaccia ai precetti della religione, “l’arte” di costruirsi come bellezze perfette ed omologate, seducenti e sensuali, è una delle principali attività della capitale dell’Iran.
Cosa ho imparato dal mio viaggio in Iran
In poco più di una settimana non è possibile capire un Paese che è davvero molto complicato. Ma parlare con i Persiani e cercare di ascoltare senza giudicare mi ha fatto trarre delle conclusioni, personali:
- Il velo: per alcune donne è un imposizione per altre no. Alcune sono molto legate alle proprie tradizioni e lo porterebbero anche se fosse abolita la legge sull’ijhab. Nella maggior parte dei casi le donne non desiderano che venga mantenuta o abolita questa legge. Vorrebbero poter decidere autonomamente se mettere il velo oppure no. Tante lo metterebbero comunque.
- Vivere in una Repubblica Islamica: per un certo periodo lo Scià decise che il Paese dovesse occidentalizzarsi niente veli, e via libera a minigonne e mode molto occidentali. Questo periodo “liberale” terminò formalmente con la rivoluzione islamica del 1979. Per me è stato inevitabile chiedere se fosse stato meglio prima o se fosse meglio adesso. La risposta “ufficiale” che mi è stata data è che chi prima era povero ora è un po’ meno povero. Quindi ne ho letto una nota positiva che però è stata soggetta ad imposizioni che non sono proprio gradite
- I Persiani sono curiosi e amichevoli: a Laft un paese molto povero dell’Isola di Qeshm Carlotta è stata “adorata quasi come una dea” dalle mamme e dalle ragazzine. Le sono state fatte molte domande sulla scuola, sull’età, sulla sua vita. E in generale i Persiani hanno voglia di chiacchierare per conoscere e per farsi conoscere.
- Non sono un Paese di analfabeti: i ragazzi studiano, il livello scolastico è piuttosto alto, i ragazzi vanno all’estero a studiare. Non sono un popolo di sprovveduti e ingenui ignoranti, almeno in questo momento. Forse le nuove generazioni hanno deciso di dare una svolta a piccoli passi.
- La domanda a cui né io, Italiana, né loro, Persiani, siamo riusciti a dare una risposta è sempre la stessa:”Perché gli italiani pensano che l’Iran sia un Paese pericoloso?”. Loro lo chiedono con insistenza e con dolore, amareggiati dalla fama che hanno all’estero e basiti dal fatto che una risposta vera, anche da parte nostra non c’è.
- Ho imparato ancora di più di quello che già pensavo che prima di farsi un’opinione bisogna informarsi per cercare di avere una visione globale della situazione. Ti lascio uno spunto su cui ragionare: l’articolo dell’Indipendent, quotidiano britannico, che riporta la Travel Risk Map 2019
Vuoi rispondere tu? Perché l’Iran ti fa paura? Cosa, tra i punti che ho argomentato ti mette timore? E quale punto invece non ho proprio toccato, ma è ragione valida per considerare pericoloso un viaggio in Iran?
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Adoro <3 grande Monica, letto tutto d'un fiato e rivedo molto di me in questo post. Grazie per averlo scritto!
Grazie Martina di avermi portato con te in Iran! 😉
Monica, mi piace il tuo punto di vista, la tua curiosità che cerca di non tenere conto dei pregiudizi ma che nasce dalla voglia di avvicinare, capire.
Un bell’articolo, una fotografia delicata, non di quelle che sottolineano le differenze culturali, ma di quelle che mostrano le caratteristiche culturali, senza giudizi.
Mo però basta, troppi complimenti, sembra che ci siamo messi d’accordo e, giuro a chi leggerà questo commento, non è così.
Mi piacciono molto i paesi con culture diverse dalla nostra, qualcuno l’ho visitato, altri mi piacerebbe farlo. Non sono mai stato in Iran. Provo a rispondere, dal mio punto di vista, alla tua domanda sulla paura: è la non conoscenza, è il pregiudizio, è la diversità. Personalmente sono più guidato dalla voglia di conoscere che dai preconcetti, ma per me non esiste un traguardo in tal senso, c’è una strada che si continua a percorrere.
Il primo paese Islamico che ho visitato, in una condizione simile a quella che hai descritto tu per la Tunisia, era all’esterno del circolo turistico in cui ero inserito, ma in quello stesso viaggio ho dovuto fare alcuni passi da solo fuori dalle mura del castello, prendere un paio di taxi, girare un po’ da solo per le strade del paese. Come si dice: ho rotto il ghiaccio. A quello sono seguiti altri viaggi.
Le foto dell’articolo mi ricordano situazioni, odori, colori, atmosfere che ho vissuto. Bello.
Mi è piaciuto molto il modo in cui hai affrontato il tuo viaggio, senza pregiudizi, purtroppo io da Omosessuale non posso vederla così, un paese che giudica reato una condizione naturale e normale come la mia, per me e per molti rimarrà sempre un posto in cui non solo dove non andare ma da temere.
Ciao Francesco, capisco benissimo la tua posizione, ma il viaggio in Iran mi ha fatto capire una cosa: c’è un distacco netto fra quello che è la gente e quello che è il potere (che sia politico o religioso). Il popolo spesso non riflette il potere da cui viene governata. Lo sappiamo bene anche noi da questa parte del mondo. Io è quello che voglio conoscere, io voglio vedere la gente e parlare con loro e conoscere il loro pensiero, le loro idee e le loro tradizioni.Al di là di quello che li rappresenta.Per questa ragione vado e cerco di capire, ma sempre con la massima tolleranza, apertura e rispetto delle regole che magari non condivido, ma che devo rispettare ugualmente. Quelli che dobbiamo temere sono quelli che decidono sopra le nostre teste che siano ad Oriente, ad Occidente o in mezzo. E a proposito di questo, mi permetto di suggerirti un libro, che non riguarda la tua condizione, la le evoluzioni politiche del mondo nei secoli e di come i confini si spostino e di come siamo a livello mondiale, governati come piccole pedine, di un disegno molto più grande di noi a favore di pochi eletti: “Le linee rosse” di Federico Rampini ti metto anche link –> https://amzn.to/2AozEAi (ti specifico per trasparenza, che trattasi di link affiliato, che però a te non fa cambiare il prezzo di acquisto). Capirai come alla fine siamo un enorme Risiko in cui l’unica cosa che possiamo fare è cercare di tollerarci e conoscerci come umani. Per questo, se tutto gira nel modo giusto, tornerò in Iran alla fine di novembre accompagnando un gruppo, Vuoi venire con me?
Che patetica recensione.
Una marea di stronzate tutte insieme. Non una parola sul cibo e sul clima.
Grazie per tua gentilezza ed educazione e anche per aver speso del tempo a scrivere cose inutili.
1) non si tratta di recensione, ma di una semplice opinione che mi sono fatta durante il mio viaggio, forse manchi un po’ di lessico.
2) il titolo non prometteva nè cibo, nè clima, non traeva in inganno, hai deciso liberamente di leggere una mia personale opinione, per cui non capisco la tua rimostranza.
Il mondo è bello perché vario per fortuna!.
Leggo a distanza di anni dalla pubblicazione dell’esperienza. Per rispondere alla sua domanda: la paura molto probabilmente nasce dal fatto che l’Italia (e l’occidente in generale) è ferma ai fatti del 1979 e dintorni, di quanto avvenuto in Iran. Poi, diritti civili molto limitati (gay impiccati, ne vogliamo parlare?), minaccia nucleare vera o presunta, cattiva stampa sulla Rivoluzione (metti giusto le opere della Satrapi), direi che non c’è da stupirsi che non si guardi all’Iran come ad un Paese amico, o no? La mia azienda, americana, ad un certo punto pochi anni fa ha licenziato gli impiegati iraniani in Europa, cosa brutta, ma leggibilissima alla luce dei rapporti USA Iran degli ultimi anni. Mi sembra che uno non si sappia dare una risposta solo se non conosce nulla della Storia degli ultimi 50 anni diciamo.
A me affascina tanto e spero di visitarne qualche città un giorno. Anche io sono confuso e non riesco a decifrare le contraddizioni che gli utenti persiani mostrano su Instagram, è proprio un rebus. Tatuatissimi, vestiti americanissimi/italianissimi, non si intuisce il rapporto con la religione, ma è chiaro che c’è. E si mangerà divinamente ehehehh
Ciao, non tutti conoscono la storia di questo Paese, e magari hanno cominciato ad abituarsi al nome solo per il fatto di averlo sentito al telegiornale per gli eventi che ci hanno visti “coinvolti” negli ultimi decenni.
Per questa ragione ho scritto questo post, proprio perché non tutti sanno e non hanno idea, e magari leggendolo gli può venire la curiosità di approfondire la conoscenza, anche senza andare direttamente sul posto.
E un po’ è stato come giustificare a mio babbo, che quando ho detto che saremmo andate io e mia figlia, ha tenuto il “muso” per un po’ di tempo. Perchè lui come altri non conosce e quando sono tornata entusiasta mi ascoltava come raccontassi le favole ad un bambino.
Ti auguro di poter andare, è sicuramente un’sperienza e tra l’altro io ho mangiato davvero molto bene, continuo comunque ad avere tante domande, ma credo che le risposte siano le stesse che potremmo darci anche per l’attuale situazione mondiale…
Rimango della mia idea: i popoli non sono il loro governo (anche se in alcuni casi il popolo vota il proprio governo) e io sono sempre estremamente curiosa di conoscere anche gli altri, per cercare di avere una visione più ampia che mi consenta di mettermi ulteriormente in ascolto senza giudicare.
Se dovessi andare sarei felice di sapere le tue opinioni, quindi ricordati di me 😉
Grazie di aver lasciato qui il tuo contributo