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Lisbona visitata con un’insider. Un città con un carattere particolare, che non si lascia scoprire facilmente, ma che attraverso le parole di Liliana, la nostra guida, ha rivelato il suo essere, si è lasciata scoprire il cuore e l’anima, anche se mi ha fatto rimanere il dubbio sulla sua vera natura. Che sia un trucco per farmi tornare?
Sono 3 giorni che penso a cosa di scrivere di Lisbona, inizio a scrivere, cancello e ricomincio perchè non trovo il giusto incipit per iniziare.
Lisbona mi è piaciuta tantissimo, ma nonostante tutto non l’ho capita fino in fondo e forse per questo mi è rimasta la curiosità di vederla nuovamente.
Forse il modo giusto per iniziare è quello di raccontarti come immaginavo Lisbona, prima di vederla, la mia personale idea e l’immagine, piuttosto fosca e misteriosa che mi ero fatta di una città che si è rivelata esattamente all’opposto.
Sapevo che avrei visto una città d’atmosfera. Di quelle città che ti lasciano qualche cosa perchè hanno un carattere tutto particolare. Immaginavo la capitale del Portogallo come una città atlantica posta un pochino più a Nord: vedevo onde impetuose, nebbie e brume atlantiche, baveri di cappotti alzati sul collo, il vento che ruba i cappelli. Un’immagine un pochino oscura, misteriosa, affascinante.
Insomma tanto per fare un esempio da film: hai presente il film Casablanca? Quello con Clark Gable? Bianco e nero, cappelli, trench, nebbia e sigari. Sì lo so che Casablanca non ha c’entra proprio niente con Lisbona, a parte il fatto di essere una città Atlantica, ma io avevo quella immagine lì.
Forse mi ero fatta condizionare dalla specializzazione di Liliana, blogger, guida turistica accreditata di Lisbona che ci ha accompagnato nella visita della città.
Liliana, napoletana, vive a Lisbona da più di 10 anni, accompagna turisti alla scoperta della sua, ormai città, dispensa consiglia dal suo blog e ha un dottorato in cinema. Ah già! Adora Audrey Hepburn (anche io e Carlotta a dire il vero).
Forse è proprio per questo che io ho abbinato l’atmosfera di Lisbona a quella di Casablanca.
Abbiamo visto Lisbona in agosto in due splendide giornate di sole, difficile ritrovare la fosca atmosfera che mi ero costruita nella mia immaginazione. O forse perchè, essendo Liliana laureata in cinema e non avendo io mai visto (ebbene sì, nemmeno uno) nessun film portoghese, e ce ne sono parecchi di famosi, l’avevo male interpretata.
Libona è una città fatta di luce. E la luce è colore.
Lisbona è fatta di cieli tersi, luce, colori e bianchi abbaglianti. Esattamente il contrario di quello che avevo pensato io.
Contrasto forte al primo impatto, quando arrivi in città attraversando larghissimi ed elegantissimi viali commerciali luccicanti di vetrine e grandi marche per poi atterrare al centro di Rossio, il cuore della città da cui si dipanano tutti i caratteristici e conosciuti quartieri di Lisbona. Lisbona doveva essere decadente e trasadanta.
Ecco da Rossio ho preso coscenza di che cosa poteva essere Lisbona, pur contuinando a non capirla.
Da Rossio è partita la nostra visita, da sotto il colonnato del Teatro Nacional de São Carlos guardando la statua di Dom Pedro IV.
E da questa piazza luminosa, elegante, decorata, circondata di verde e relativamente recente, cerco di capire il carattere di questa città. Timida? Prepotente? Intraprendente? Remissiva?
Che cos’è Lisbona e cosa ci attrae come una calamita mano a mano che Liliana ci parla del terribile terremoto e successivo tsunami del 1755, mentre ci racconta del quartiere della Moureria e dell’Alfama o del terribile incendio del quartiere del Chiado molto molto più recente.
Non capisco.
Lisbona porta le ferite e le cicatrici di eventi devastanti, ma si presenta luminosa ed elegante. Lisbona è la capitale di uno stato che è stato impero, piccolo, ma tenace, combattivo e conquistatore, ma illuminato.
Ha tenuto testa alla grande Spagna ha conquistato attraverso i suoi navigatori il Nuovo Mondo. Ha colonizzato mezzo globo terrestre eppure se ne sta lì in disparte all’estremo Ovest dell’Europa a vivere, insieme a Lisbona, in modo defilato.
E Lisbona, è come il Portogallo: timida e schiva. Sembra che non voglia mostrarsi, ha paura di laciarsi andare, di essere capita, forse non vuole essere sommersa dalle masse, ma allo stesso tempo, dalla Praça do Comércio sembra voler abbracciare il mondo e accoglier chiunque voglia conoscerla, sileziosa, in ascolto o forse decisamente sorda al resto del mondo.
Non è mai nei primi pensieri di nessuno, ma quando la conosci difficilmente puoi restare indifferente, difficilmente puoi pensare di non tornare ancora.
L’abbraccio e l’accoglienza è una frase che ci ha detto Liliana quando siamo arrivati nella Praça do Comércio. La Piazza è lo sbocco del viale più commerciale e turistico di Lisbona: Da Praça Figueira a Praça do Comércio attraverso la Baixa: negozi, localini, grandi marche di franchaising.
È il viale del passeggio e dello shopping oggi, ma lo era anche quando venne costruito dopo il terremoto del 1755. Sbocca sulla Praça do Comércio attraverso un arco trionfale dietro il quale il Re Giuseppe I se ne sta ritto e impettito a cavallo del suo destriero guardando il Tago.
Praça do Comércio è un largo abbraccio affacciato sul fiume, una porta verso l’infinito e il Nuovo Mondo, uno sguardo oltre, mentre si resta attaccati al Vecchio Mondo. Perchè dal Tago al mare ci sono solo pochi chilometri e questa piazza sembra proprio una partenza, ma anche un arrivo e l’abbraccio dei palazzi che la circondano sono il simbolo dell’accoglienza.
Il Tago: il fiume di Lisbona. È infinto come il mare. E Lisbona, patria di navigatori e conquistatori non è sul mare. Giuro che non ci avevo mai fatto caso con attenzione, non avevo mai focalizzato la esatta posizione della Capitale del Portogallo. La patria dei più grandi navigatori e conquistatori del nuovo mondo non poteva essere altro che sul mare. Brume e nebbie atlantiche nel mio immaginario la posizionavano direttamente esposta ai marosi dell’Oceano.
Ecco ancora non capisco, Lisbona non è una città atlantica, ma ci somiglia molto, non è mediterranea ma ci somiglia molto. Lisbona è vivace di luce e colori, eppure la sua aria è intrisa di maliconia, nostalgia, ma anche di fermento vivace.
Tutti questi contrasti in un’unica città che per quanto grande si gira perfettamente a piedi senza bisogno di prendere un tram o la metro, per risalire i colli, toccare i muri, sentire i profumi mediterranei dell’Oceano, farsi rapire il cuore dallo struggimento e dalla vivacità dei vicoli dell’Alfama che alla sera si animano di spiriti vitali, o dalle scale della Moureria dove i Lisbonesi, seduti sulle scale di fronte ad un Murales che racconta l’anima di Lisbona, bevono Ginjinha e fumano, mentre qualcuno con la chitarra intona qualche nota dell’intimo animo portoghese, che racconta di nostalgia, di partenze, di ritorni, di pene d’amore. Il Fado Vadio. Il fado vagabondo, nostalgico, struggente. Anima aperta, cuore a cielo aperto.
Lisbona non si racconta. Lisbona si vive respirando l’aria che arriva da Ovest che sa di conquista ma anche quella che arriva da Sud che con profumi più mediterranei, sa di accoglienza.
All’inizio del nostro tour, Liliana ci ha mostrato uno dei simboli di Lisbona che più hanno lasciato il segno sia in me che in Carlotta: il monumento dedicato alla memoria dei caduti durante il Pogrom di Lisbona del 1506: una strage di ebrei accusati di essere eretici e causa di siccità e peste.
Anche Carlotta è rimasta colpita da questo monumento di Lisbona
https://www.ideedituttounpo.it/viaggiare/trips-4-teens/lisbona-capitale-portogallo.php
Davanti a questo monumento su un muretto la celebrazione di “Lisbona città della tolleranza” in tutte le lingue del mondo e dalla parte opposta un albero dove nel pomeriggio si raccolgono le donne africane di diverse etnie con i loro vestiti colorati, ingombranti e sfacciati che fanno il pari con la natura multietnica della Moureria, il quartiere nato per ghettizzare i “mori”, buio, con i vicoli stretti, dove il sole difficilmente riesce a baciare il terreno.
La Moureria è piena di colore, di sole, di murales, di artisti, di gallerie all’aperto nei vicoli, di storie di tradizioni, di anziani. Di etnie. Tante etnie. Diverse etnie.
La Moureria è il simbolo della tolleranza e dell’accoglienza. Dell’apertura mentale, del fermento culturale, della vivacità artigianale.
La Moureria adesso va di moda, ma è il suo essere rimasta fedele alla sua origine che la rende tremendamente trendy e tradizionale allo stesso tempo.
Lisbona è lì in disparte, la sua storia è diversa dalla storia di qualsiasi altra capitale Europea, non risente delle crisi internazionali, non è stata toccata dalla seconda guerra mondiale, è sempre e solo stato l’estremo confine verso il nulla, verso il nuovo, verso il mare aperto.
Lisbona è! Punto.
E non ci sono altre parole da dire.
A cosa serve che ti consigli cosa vedere, come prendere il tram n. 28, o come fare per mangiare i più famosi Pasteis de Nata di tutta Lisbona, (questo lo può fare benissimo Liliana mentre ti accompagna in uno dei suoi tour), quando ho vissuto la città attraverso le parole di chi l’ha scelta per viverci e mi ha fatto affondare nelle mani nelle viscere e nel cuore della sua anima?
Lisbona è!
Timida? Riservata? Schiva? Conquistatrice? Fiera? Tornerò per scoprirlo, di sicuro Lisbona è umana!
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Lilly
Ciao cara, GRAZIE mille <3 mi hai fatto emozionare leggendo il tuo articolo. Ho gli occhi lucidi. Hai perfettamento colto l'essenza della città "Lisbona è! Punto." Grazie ancora per le tue belle parole. Vi aspetto a bracci aperte come Praça do Comércio. 😉
Monica Liverani
😀
Sara
Ciao Monique!! Hai ragione, Lisbona è! Io sono partita dall’Alfama, avevamo un appartamento lì e la prima impressione è stata diversa dalla tua…forse te lo potrei scrivere!!!
Ma comunque Lisbona non lascia indifferenti, ti lascia quella nostalgia tipica del Fado..
Baci, Sara
Monica Liverani
Ciao Sara! Allora scrivimelo, sono proprio curiosa!
Azelio
Non mi è piaciuta per nulla è una città sporca-non ho trovato nulla che mi abbia colpito e non capisco le lunghe file da affrontare per vedere i monumenti nella zona di Belem- le pasteis ,ma…. i miei dolci sono di gran lunga migliori! Penso proprio che non tornerò
Monica Liverani
Che peccato Azelio. A noi è picaiuta moltissimo e non l’abbiamo trovata così sporca… Se ti devo dire la verità, noi non abbiamo nemmeno fatto la fila per mangiare le Pasteis di Belem.
Forse avresti dovuto visitarl con una guida: a volte è più facile farsi piacere una città quando la si conosce da dentro.
Grazie per essere passato da qui