La prima volta che ci siamo viste è stato nel 1994, l’ultima nel 2014. Le torri del Vajolet sono lì immutate e bellissime come allora.
La prima volta che ci siamo viste ero poco più con ventenne e in vacanza con due amiche a Mazzin di Fassa e questa delle Torri del Vajolet, insieme al Piz Boè è stata una delle più belle escursioni fatte.
Il ricordo accende la fiamma: voglio tornare alle Torri del Vajolet
L’ultima volta ero poco più che quarantenne ospite dell’Hotel Monzoni di San Pellegrino.
Salendo al Passo Selle, proprio dietro all’Hotel Monzoni, Rossana, la super animatrice dell’hotel ci aveva fatto notare il magnifico panorama rivolto verso la Valle di Moena e a far da sfondo il gruppo del Catinaccio con le riconoscibili Torri del Vajolet.
Rossana ci dice che il giorno dopo è giustissimo per andare le condizioni meteo saranno ottime e che è un’escursione da non perdere, e che se proprio non si riesce ad arrivare al Rifugio Re Alberto per via di piccoli passaggi ferrati, che non tutti gradiscono, si deve arrivare dal Gardeccia al rifugio Vajolet, proprio ai piedi delle meravigliose torri di calcare. Avevo un vago ricordo ma non ricordavo se quello disegnato nella mia mente fosse il rifugio Vajolet, più a valle o il Rifugio Re Alberto.
Nonostante le rassicurazioni di Rossana: “Vedrete che vi divertirete”, Carlotta non è molto entusiasta della camminata che si prospetta e per la restante parte della giornata sbuffa commentando il programma del giorno dopo, comprensivo anche di relativa alzataccia.
In realtà l’alzataccia si traduce in una sveglia molto “umana” per fare l’escursione bisogna raggiungere Vigo o Pera di Fassa, scendendo dal Passo san Pellegrino verso Moena e poi in direzione Vigo. Il tutto si traduce in circa 18 km e non più di quindici minuti di auto per raggiungere il parcheggio.
Seguendo le indicazioni di Rossana dell’Hotel Monzoni, abbiamo parcheggiato a Pera e preso l’Autobus per il Gardeccia.
Arrivare al Gardeccia è già fonte di immensa soddisfazione. Quelle montagne granitiche e calcaree che da valle sembrano tanto perfette da non essere vere, ma sembrano disegnate, sono molto più vicine.
Dal Gardeccia al rifugio Vajolet occorre camminare un’oretta, il percorso è largo e ben “calpestabile” non sempre pianeggiante, anzi, in certi punti la salita si fa sentire abbastanza, ma siamo pur sempre in montagna.
Il panorama intorno è incomparabile. Guardarsi intorno e sentire piena soddisfazione, respirare forte e sentirsi bene, ammirare il verde intenso e il nero delle rocce e sentirsi in pace: in quell’equilibrio perfetto in cui ti senti di avere un posto nel mondo e quel posto è proprio qui dove sei in questo momento. Il luogo perfetto.Talmente perfetto che nonostante gli sbuffi e le lamentele di mia figlia, passiamo indenni questa oretta di avvicinamento ai Rifugi Vajolet e Preuss senza nemmeno discutere una volta.
La strada nonostante qualche strappetto ripido è fattibile da chiunque, famiglie con bambini, anziani con la voglia di camminare, masochisti principianti in mountain bike che lasciano il ferro proprio sull’ultima salita, alzando gli occhi, guardando imploranti in aria come se il rifugio dovesse scendere a prendersi cura di loro.
Al Vajolet bisogna piegare la testa all’indietro per vedere le svettanti torri meridionali, le tre più famose del gruppo del Vajolet. Una gola rocciosa si apre davanti a loro e un lampo attraversa i miei ricordi.
Non qui. Nel 1994 non mi sono fermata qui al Vajolet, ora ricordo, siamo salite al rifugio Re Alberto, divertendoci come pazze a saltare come le capre sui sassi, perché il sentiero che sale al cospetto delle maestà rocciose che s’innalzano sopra la nostra testa è tracciato con la vernice rossa sulle pietre e sulle rocce che sembrano vomitate dalla montagna verso la valle. Ora ricordo quanto ci siamo divertite, nel canalone del Gartl.
Forte della mia pace interiore trascino la mia bambina verso la partenza del sentiero che ci porterà proprio lassù.
Lo so che si divertirà, lo so che fra qualche secondo comincerà a frignare che non vuole andare, che è stancaHaFameHaseteNonNeHaVoglia. So che lo farà nel giro di pochi nano-secondi e le ripeto che DOBBIAMO andare, che io ci sono già stata, che si può fare.
L’ultimo tentativo lo fa all’imbocco del sentiero, dove vede passare gente con caschetti, e imbragature da ferrata adducendo che noi non siamo attrezzate e che potrebbe essere pericoloso. Certo che sì, certo che è pericolosissimo: chi passa con le imbragature e i caschetti, sale per sfidare una delle tre torri meridionali che sono campo di arrampicata sportiva fra i più noti nel mondo.
Serafica come non mai le ripeto che SO che si divertirà e la spingo a camminare.
Appena vede i cavi di acciaio inchiodati alla roccia, mi guarda e tentenna, la incoraggio “stai attenta, tieniti stretta bene, aiutati a tirarti su” e parte e da quel momento non sento altro che risatine e un allegro chiacchiericcio nonostante la salita e davanti a me salta da una roccia all’altra come uno stambecco.
Ecco che il Catinaccio è stato capace di questo miracolo: la principessa musona e silenziosa trasformata in un agile e allegro stambecco.
Per salire fino al rifugio occorre circa un’oretta. Divertimento puro. La fatica non si sente nemmeno.
Arrivati in cima, si sprofonda nell’oblio. Niente esiste più. Il mondo è ai nostri piedi ed è incredibile.
Dietro il rifugio Re Alberto, un laghetto, e un altro flashback mi attraversa la memoria: nel 1994 siamo arrivate un po’ più su, al Rifugio Santner, una costruzione di legno a strapiombo sul nulla, una terrazza panoramica ineguagliabile.
Oramai è fatta, ma nel 2014 non saliremo oltre: la nostra pace dei sensi l’abbiamo raggiunta e abbiamo un appuntamento all’Hotel Monzoni nel pomeriggio, quindi possiamo solo rientrare. La discesa è tranquilla con il solito chiacchiericcio divertito.
Gente che sale anche nel pomeriggio bagnata di sudore, chiede pietosamente quanta manca. Immagino che vedere la fila di persone in ascesa, da sotto, sia come osservare la fila delle formiche che vanno verso la tana.
Torniamo al rifugio Gardeccia con passo spedito e riprendiamo l’autobus che ci riporta a Pera continuando a voltarci indietro per catturare ultimi particolari di paradiso.
Addio torri del Vajolet, non so se fra vent’anni riuscirò a tornare.
Come raggiungere il Gardeccia (partenza dell’escursione alle Torri del Vajolet)
- Parcheggiare a Pera e prendere l’Autobus, nel piazzale della seggiovia, che ti porterà al rifugio Gardeccia
- Parcheggiare a Vigo di Fassa e prendere la funivia del Catinaccio che ti poterà al Ciampedie.
- Parcheggiare a Pera e prendere la seggiovia Vajolet 1 che ti porterà direttamente al rifugio Ciampedie
La prima soluzione è quella che abbiamo scelto noi: il bus parte nel piazzale della seggiovia “Vajolet1” a Pera di Fassa. La biglietteria si trova proprio a fianco della seggiovia. Il prezzo del viaggio è A/R € 10.00 e le navette partono ogni ora circa.
Soluzione due e soluzioni tre non le abbiamo prese in considerazione perché ci è stato consigliato il bus per evitare le code agli impianti di risalita.
Per entrambe le soluzioni il costo è A/R € 14,50 a persona
Scegliendo la soluzione della navetta e arrivando quindi subito al Gardeccia, si evita una camminata pianeggiante che potrebbe essere ritenuta un pochino noiosa. Al contrario questa passeggiata, che ho fatto nel 1994, è in realtà un bellissimo percorso chiamato Sentiero delle Leggende, adattissimo a chi vuole vivere la montagna senza fare alpinismo, (bambini, anziani, famiglie) che culmina in uno strepitoso prato di fronte al rifugio Gardeccia.
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Sara
che bello che bello che bello!!! come mi mancano le mie vacanze da stambecco!!! lì non ci sono mai stata ma le foto sono stupende!!!
Monica Liverani
Ad un’alpinista come te non possono mancare le Torri del Vajolet nella propria collezione! Bisogna che ti organizzi in fretta!
Barbara
Anche noi ci siamo stati questa estate, ma abbiamo scelto di salire in funivia e di fare solo il sentiero delle leggende, che comunque è stato bellissimo e giusto per Fede che ha quasi 6 anni.
Monica Liverani
Barbara, fra un paio d’anni, portatelo su al rifugio Re Alberto. Ti assicuro che si divertirà e si sentirà come uno scalatore!
Sara
eh già, hai proprio ragione!!!! dovrò provvedere…
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