Carnia è bosco. Carnia è legno, ma anche pascoli, alpeggi, mucche e capre, formaggi, casette di legno, pietra, patate, fagioli, profumo tarassaco, ricordi di guerra, affreschi antichi, alberghi diffusi, SPA minuscole e perfette, orologi, birra e prosciutti, parcellizzazione del territorio, è Venezia e Austria nello stesso tempo.
La prima idea che mi era venuta era di parlare di Carnia partendo dall’agriturismo che ci ha ospitato.
Sot La Napa è nel centro del paese di Pesariis, è una bella casa del 1600 ristrutturata e recuperata, che però di primo acchito non si capisce perché debba chiamarsi agriturismo, visto che è chiaro che nel centro del paese, di sicuro l’azienda agricola non c’è.
L’economia Carnica: il credito
Prima di partire non ho saputo resistere e ho dovuto togliermi la curiosità: la risposta della proprietaria sarebbe potuta apparire un pochino strana, se non avessi già avuto abbondanti chiarimenti sul fenomeno della parcellizzazione del territorio, pilastro fondamentale dell’economia carnica.
Dal 1420, da quando la Carnia è passato sotto il dominio di Venezia, da quando Venezia ha cominciato a sfruttare l’immensa distesa boschiva che dalla Carnia si estende fino al Cadore, per avere i pali che sostenevano le palafitte della Città, i commercianti carnici compravano spezie a Venezia e si recavano a commerciare in Germania. La migrazione commerciale del settore terziario si svolgeva quasi esclusivamente sul sistema del credito: si comprava e si pagava solamente l’anno successivo lasciando in pegno (o come ipoteca) un pezzo di terreno di cui si era proprietari. Era normale quindi, che a differenza del Trentino dove l’eredità passava direttamente al primo figlio maschio, ogni padre lasciasse in eredità ai propri figli un pezzetto di terreno in modo da assicurargli la possibilità di commerciare a credito. E’ per questo che di passaggio in passaggio, le famiglie di oggi si sono ritrovare con tantissimi piccoli pezzi, magari non contigui.
L’agriturismo Sot la Napa è proprio un agriturismo. L’azienda agricola non si trova ovviamente nel centro del Paese, ma come mi ha detto la signora: “il frutteto è vicino al cimitero, l’orto ce l’ho quaggiù, un altro pezzo di orto ce l’ho da quella parte”. L’azienda agricola è sparsa, è diffusa come sono diffusi gli alberghi che sono stati inventati proprio in questa zona (ma te ne parlo in altra occasione).
Mi sono persa la prima cena dell’Agriturismo Sot la Napa, mi dicono i mie compagni di itinerario che è il pasto migliore, il più curato e il più delizioso che abbiano assaggiato durante il weekend, non fatico a crederlo, quando per la colazione della mattina ci sono state servite marmellate fatte in casa (la marmellata di menta l’hai mai assaggiata? Una delizia), torta di mele e succo di mele home made, fresco buono e chiaro.
Il succo di mele viene fatto con le mele del frutteto dell’azienda agricola, ma viene poi conferito ad un azienda locale (tipo cooperativa di produzione e consumo, o del genere latteria sociale), in cui ciascuno conferisce e ritira per quello che ha conferito. Il succo di mela, viene conferito in questa centrale che ha la disponibilità di attrezzature per procedere alla filtratura e alla pastorizzazione di un succo di mele che è particolarmente fresco e delizioso.
Che l’agriturismo sia una casa del ‘600 non c’è particolare che non lo ricordi. Le volte ad archi, che a me ricordano quelli di Vipiteno, sono gli stessi che si trovano anche nei portici di una via del Paese e che mi hanno raccontato essere di origine Veneziana.
Pensa te, io avrei attribuito loro origine austriaca, stratagemma questi archi, necessari per contenere il fuoco in caso d’incendio, sarà una diavoleria architettonica a cui non riesco a darmi spiegazione, ma evidentemente la forma impediva al fuoco di propagarsi velocemente tutto intorno.
Appena si entra all’agriturismo, si viene accolti da un salottino caldo e un po’ scuro come, nella mia fantasia, sono le vecchie case di montagna, la cucina ha la porta aperta e la signora trascorre il suo tempo in compagnia di una vecchia cucina economica. Gli orologi sono ovunque, pendole e meccanismi, probabilmente di torre campanarie, con grossi massi attaccati come pesi.
La sala della “NAPA”
Nella sala da pranzo dove ci è stata servita la colazione (e anche la cena della prima sera) un camino circolare in mezzo alla stanza e una bella cappa conica. Sot la Napa, in dialetto, sotto la cappa in italiano, abbiamo assaporato il senso dell’accoglienza, il benessere del sentirsi a casa, il calduccio confortevole che ti accoglie nelle giornate umide e nelle serate fresche come quelle che ci sono state riservate durante il weekend. Il camino, la Napa, hanno reso perfettamente l’idea della vita della montagna, in cui ritrovarsi attorno al fuoco e chiacchierare era l’uso.
Nella sala della Napa, un orologio particolare! Mi sono incantata a guardarlo, il suo movimento è magnetico e ti chiedi come faccia a mantenere perfettamente il ritmo di quelle catenelle che si avvolgono e si svolgono ad intervalli regolari… (forse ricordando gli studi sul moto perpetuo mi sarei data una risposta da sola), l’orologio è davvero molto particolare e non puoi fare a meno di chiederti chi e come abbiamo avuto un’idea così geniale. L’orologio in effetti è stato disegnato dal genio di Leonardo da Vinci, ma è stato riprodotto recentemente in base ai suoi disegni.
Le camere
Le scale che raggiungono il piano superiore sono di pietra, gradini con una pedata alta e scomoda, ondulati, consumati, calpestati da secoli di piedi. di sopra un salottino che sembra una piazzetta e attorno 4 stanze. Le porte, sono basse e incastrate nelle pietra, il sistema di chiusura della porta all’interno non è con la chiave, ma con la “marletta” (non riesco a trovare una definizione italiana per questo termine che mio marito mi ripete in continuazione) una sorta di gancetto che permette di chiudere la porta dall’interno senza usare la bellissima chiave che riproduce una chiave antica.
La sensazione di confortevole calduccio ci accoglie anche in camera, forse sarà per le finestrine piccole e chiuse in muri spessi o per persiano chiuse effetto antico che si intravedono dietro le tende di pizzo che sembra ricamato con il tombolo. (Non gliel’ho chiesto se il tombolo sia una loro attività tipica).
L’osteria e il negozio
Sotto L’agriturismo, una trattoria, o osteria, o chiamatela come vi pare, la vita nel paese non è particolarmente vivace e questo locale funge un pochino da ritrovo dopo cena.
Che si beva come in un’osteria non ne ho dubbi, al sabato sera li abbiamo sentiti alle otto di sera, cantare allegri come un coro di alpini, dopo vari giri di grappe. L’osteria è comunque divisa in due, una delle due parti è anche negozio, bio, km zero, si vendono i prodotti dell’azienda agricola diffusa, ho visto noci, ho visto patate e una bellissima vetrina piena di vasetti di conserve dolci e salate a cui non ho potuto resistere: marmellata di menta portata a casa e vasetto di crauti, di cui la signora mi ha svelato anche il suo segreto (quando avevo provato a farli li avevo dovuti buttare).
Mi sono pentita più volte di non essermi fatta tenere la cena la prima sera, ma è un posto che sicuramente merita il ritorno per la splendida accoglienza e la splendida location: Pesariis, il paese degli orologi.
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